Internazionalizzazione d’impresa: ne parliamo con l’Avvocato Donato Nitti
La vocazione dell’export è sempre stata fondamentale in Toscana e la nostra Regione ha costantemente investito e sostenuto l’internazionalizzazione delle imprese per favorirne il rafforzamento sui mercati europei ed extraeuropei. Ma quanto sono pronte le nostre aziende? Su cosa bisognerebbe puntare per favorire la crescita costante del nostro export?
Abbiamo chiesto all’Avv. Donato Nitti, esperto nei settori della proprietà intellettuale, delle reti d’impresa e del commercio internazionale, di approfondire con noi questi temi anche sulla base dell’importante ruolo che riveste come Console Onorario dei Paesi Bassi.
Nel 2015 è stato nominato Console Onorario dei Paesi Bassi per Firenze, Prato, Pistoia, Arezzo e Siena. Dove nasce l’interesse per questo paese, cosa la lega all’Olanda?
Dopo 40 anni di mandato del precedente Console Onorario, l’Ambasciatore ha avviato un’indagine per individuare una persona più giovane adatta al ruolo, io gestivo già da diverso tempo diverse relazioni commerciali con l’estero, anche tra aziende olandesi e italiane, affiancandole dal punto di vista legale, così la scelta è ricaduta su di me e la accolsi con grande onore.
In quanto esperto di commercio internazionale e soprattutto in quanto conoscitore di entrambe le realtà (toscana e olandese) come valuta i rapporti instaurati fin ora tra aziende? Quali sono a suo avviso gli aspetti su cui le aziende italiane devono insistere per attrarre il consumatore olandese?
I temi attualmente più attraenti per le aziende e i consumatori olandesi sono sicuramente legati ai concetti di green economy e di economia sostenibile.
L’Olanda si sta dimostrando, ormai da diversi anni, come il Paese più interessante a livello internazionale per quanto riguarda lo sviluppo di un’economia sempre più sostenibile, e questa tendenza si rispecchia anche nei gusti e negli investimenti. A settembre è stata organizzata una giornata all’insegna della sostenibilità e della voglia di cambiare il modo di muoversi a Firenze: è ‘Olandiamo in bici a Firenze’, l’evento organizzato da Fiab, Comune di Firenze e Ambasciata dei Paesi Bassi, in un patto di amicizia tra Firenze e i Paesi Bassi. L’iniziativa è poi proseguita nei giorni successivi con un workshop incentrato proprio sulla mobilità sostenibile.
Non va poi dimenticato l’investimento sostenuto dal gruppo olandese Student Hotel (THS) che ha scelto proprio Firenze per la prima apertura italiana.
Nella sua lunga esperienza professionale che idea si è fatto sulla preparazione internazionale delle nostre aziende? Possiamo ritenere le PMI pronte ad affrontare processi di strutturazione dell’export?
Assolutamente no e in questo caso non parlo da Console dei Paesi Bassi ma da esperto di processi di internazionalizzazione. Mi ritrovo spesso a dialogare con uomini d’affari cinesi che si affidano a me per accordi di distribuzione o per la costituzione di Joint Venture con aziende italiane. Una delle osservazioni più frequenti è relativa a carenze organizzative delle nostre aziende. I clienti, soprattutto quelli asiatici, sono profondamente affascinati dalla creatività italiana, i problemi nascono quando all’estro va affiancata una capacità di business trasversale che sia in grado di adattarsi alle diverse richieste. Per dirla con una battuta l’azienda ideale dovrebbe avere la creatività italiana, l’organizzazione tedesca e la capacità commerciale americana.
Ho ogni mese richieste di Joint Venture da aziende cinesi che potrebbero anche scegliere di fare i semplici distributori del prodotto italiano, la strada della Joint Venture però è la migliore per favorire la fusione delle competenze e l’ingresso in mercati complessi.
Bisogna però anche sottolineare che accanto alle aziende che hanno ancora tanta strada da fare, abbiamo anche noi delle eccellenze, come l’altissimo grado di organizzazione del settore farmaceutico toscano che rappresenta una vera eccellenza, accanto al settore della moda.
Quanto conta la strategia in un processo di internazionalizzazione? Ritiene che sia necessario affiancare le aziende meno preparate con l’inserimento di figure altamente specializzate?
Per le piccole e medie imprese italiane è davvero fondamentale essere affiancate nei processi di internazionalizzazione. Il problema principale che le aziende devono affrontare è riassumibile in due punti profondamente legati tra loro: da una parte il mancato rinnovamento delle competenze interne e dall’altra l’attaccamento ad una mentalità datata che non favorisce il rinnovamento. Una sorta di circolo vizioso che si autoalimenta e che àncora le aziende ad un business model ormai obsoleto.
Quello che ha reso celebre l’Italia nel mondo è senza dubbio la creatività e l’artigianalità dei nostri prodotti, ma per affrontare processi di internazionalizzazione c’è bisogno di diversificare la strategia senza snaturare il Made in Italy. Molte aziende sono ancora fortemente artigianali e la mancanza in alcuni settori di una produzione su larga scala, penalizza la penetrazione di nuovi mercati.
Il percorso è ancora lungo ma il supporto degli specialisti del settore e la volontà di migliorarsi restituirà sicuramente grandi soddisfazioni alle aziende Toscane che possono contare anche sul supporto della Regione e del Corpo Consolare.
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