Intervista a José Sales Grade, CEO di Giunti Psychometrics
L’Italia è un incubatore di eccellenze, non solo produttive ma anche scientifiche e consulenziali. Come Italian Trade Centre, siamo orgogliosi di poter dare supporto all’internazionalizzazione di imprese che promuovono il talento, l’innovazione e la competenza. Oggi vi raccontiamo un caso di successo, la storia di un’azienda che ha sempre saputo guardare lontano e guidare l’evoluzione di un settore complesso ed affascinante come quello della psicometria.
Giunti Psychometrics, infatti, occupa un posto d’onore fra le aziende italiane che hanno raggiunto prestigio internazionale e si stanno affermando come pioniere nel loro settore. Attiva da oltre 70 anni nel campo dell’assessment psicologico, Giunti Psychometrics fornisce test e strumenti psicodiagnostici a più di 40.000 clienti in tutto il mondo, con l’obiettivo di incentivare il benessere e lo sviluppo sia delle persone che delle organizzazioni. Abbiamo raggiunto José Sales Grade, CEO di Giunti Psychometrics, per qualche domanda sul passato, ma soprattutto sul presente e futuro dell’azienda.
Cosa è Giunti Psychometrics e di cosa si occupa?
Giunti Psychometrics nasce a Firenze nel 1950 e si è sempre occupata di sviluppo di strumenti di valutazione psicometrica. Cosa vuol dire questo? Vuol dire, dal punto di vista psicologico e psichiatrico, poter valutare le persone. La psicometria poi trova numerose applicazioni e viene declinata in un’ampia gamma di settori, da quello clinico a quello militare.
Esempi concreti: l’esercito italiano esamina circa 70.000 persone in ingresso tutti gli anni, utilizzando i nostri strumenti di valutazione. Oppure, assessment in ambito clinico: forniamo alle ASL e alle istituzioni di salute private o semi-private dei test psicometrici in grado di rilevare deficit di intelligenza, autismo, depressione, qualsiasi tipo di problema in ambito psicologico o psichiatrico. Stiamo parlando di centinaia di strumenti che vengono messi a disposizione di queste istituzioni.
In ambito professionale, aiutiamo le aziende a identificare i talenti, oltre che a riorganizzarsi internamente in base alle caratteristiche del personale selezionato, grazie a strumenti scientifici di valutazione sviluppati direttamente da noi.
Infine, in ambito scolastico/educativo, abbiamo degli strumenti scientifici che permettono agli studenti e ai professionisti di avere un metodo oggettivo per fare delle scelte di carriera scolastica, accademica, lavorativa. Inoltre, abbiamo sviluppato nel tempo una divisione che si occupa di valutazione specifica per l’ambito universitario. Selezioniamo gli studenti in ingresso per conto delle principali università italiane, come Bocconi, Cattolica e LUISS, fornendo loro un servizio completo, chiavi in mano.
Infine, quest’anno abbiamo acquisito un’altra azienda che è leader in Italia della formazione professionale per psicologi. Si tratta di un’area in forte espansione, in cui eravamo già presenti, però con questa acquisizione siamo diventati leader del settore, uno dei più grandi players anche in ambito europeo.
Cosa rende Giunti Psychometrics diversa da tutte le altre aziende che operano in questo ambito?
Quello che veramente ci contraddistingue è la validità scientifica di tutto ciò che facciamo, sia come prodotti che come servizio. Qualsiasi nostro strumento o test psicometrico è il risultato di un lavoro di anni, composto da varie fasi: sviluppiamo lo strumento da zero, oppure adattiamo un test in uso in altri paesi, lo somministriamo su larga scala (stiamo parlando di migliaia e migliaia di casi) per poi raccogliere i risultati in uno studio statistico, il quale ci consente di capire se il test funziona e se misura ciò che noi vogliamo misurare. Sulla base di questo poi creiamo le norme che ne regolano l’utilizzo.
Vi do due esempi di attività di cui non ci occupiamo, semplicemente perché non c’è la base scientifica per farlo. Una è la PNL, l’altra è la grafologia. Attenzione, noi non mettiamo in dubbio se funzionano o no; tuttavia, non abbiamo inserito queste metodologie nella nostra offerta perché non hanno fondamento scientifico. Di nuovo, con questo non vogliamo dire che non siano valide, ma che non sono pratiche evidence-based, ovvero basate su studi scientifici con dei campioni molto ampi in grado di dimostrare statisticamente la loro efficacia.
Quali prevedi saranno le evoluzioni in futuro degli strumenti di psicometria? Pensiamo per esempio all’utilizzo dell’intelligenza artificiale…
Noi utilizziamo già l’intelligenza artificiale, in questo caso reti neuronali, le quali ci aiutano in vari modi a migliorare la prestazione dello strumento psicometrico. Il primo modo che mi viene in mente, quello più immediato e che usiamo da più tempo, è usare l’intelligenza artificiale per valutare se le risposte a un test o questionario psicometrico sono state date in maniera sincera, a caso, o con l’obiettivo di manipolare. Questo è particolarmente importante nell’ambito militare, dove è essenziale capire se che chi sta rispondendo lo sta facendo in maniera sincera. Allora l’intelligenza artificiale in questo caso ci aiuta a filtrare i candidati per onestà, serietà e sincerità nella risposta.
Un’altra cosa che mi viene in mente è un sistema di valutazione psicometrica scientifica attraverso la realtà virtuale. Utilizziamo questo tipo di tecnologia per adattare gli esercizi di valutazione a un contesto specifico. C’è un ampissimo spazio di sviluppo, o meglio di applicazione, di questo tipo di tecnologia nel nostro settore. Siamo contenti di avere e di vivere questo tipo di opportunità.
Quindi ci sono già delle prove di valutazione svolte nella realtà aumentata?
Esistono già da molti anni i cosiddetti ‘test situazionali’, in cui invece di rispondere a delle domande verbali, l’individuo viene messo in un contesto. Noi abbiamo un test, per esempio, per valutare le persone che si occupano di servizio al cliente, che prevede la creazione di un ‘contesto’ in cui il candidato deve scegliere un’opzione di come reagire. Questo tipo di test esiste già su carta ed online, quello che potremmo ancora fare è migrare questi contesti a un ‘metaverso’ o realtà virtuale. Non abbiamo ancora iniziato a farlo, ma vedo che è una cosa che arriverà presto.
Siete leader in Italia, ma da tempo state investendo sulla vostra espansione internazionale. Quali sono stati i vostri paesi target? Come si è sviluppata la strategia di internazionalizzazione?
In Italia siamo leader come storia, come esperienza accumulata e come presenza sul mercato, siamo indubbiamente un punto di riferimento. Abbiamo cercato quindi di fare leva sulla nostra esperienza in Italia per poter replicare questo posizionamento in altri paesi.
Abbiamo iniziato 18 anni fa con l’Ungheria e da lì ci siamo espansi verso l’Europa dell’Est, un mercato ancora inesplorato per la psicometria. Abbiamo scelto quell’area proprio perché il primo player che entra in un mercato ha la possibilità di acquisire una posizione di forza, attraverso l’ottenimento di licenze esclusive degli strumenti più importanti a livello mondiale. Per questa ragione siamo riusciti ad esportare il nostro successo dall’Italia ad altri paesi come Ungheria, Bulgaria, Ucraina, Russia ecc. In ognuno di questi mercati abbiamo creato una filiale, che è un po’ una versione locale di ciò che facciamo qui. Sono un po’ più piccole, però hanno molto successo.
Dopo lo sviluppo nell’Est Europa, abbiamo comprato un’azienda spagnola e da quel momento abbiamo usato la Spagna come piattaforma per rivolgerci al mercato latino-americano. Quindi da lì abbiamo aperto filiali in Messico, Costa Rica, Colombia, e poi abbiamo comprato un’azienda in Cile. Per cui al momento in America Latina abbiamo una presenza importante.
In questo percorso di 18 anni, siamo passati da avere una ventina di persone a 260 dipendenti nel mondo. L’anno scorso abbiamo acquisito un’azienda di realtà virtuale in Spagna, per cui adesso siamo proprietari di 2-3 aziende in quel territorio. Quest’anno poi abbiamo inglobato un’altra azienda che si occupa di formazione professionale per psicologi, che in Italia sono più di 100.000 e hanno la necessità e l’obbligo di formarsi continuamente.
Perché una strategia di internazionalizzazione per acquisizioni e non per apertura filiali?
Nei paesi dove non c’erano aziende da comprare abbiamo fatto da zero, e questo è il caso di quasi tutti i paesi dell’Europa dell’Est. In altri casi, dove abbiamo trovato un’azienda che faceva al caso nostro, abbiamo proceduto per acquisizione. Infatti, stiamo già valutando altre acquisizioni per quest’anno, penso che ne faremo un paio di aziende fra le 60-80 persone, giusto per dare un ordine di grandezza.
In questo processo di espansione all’estero, l’Italian Trade Centre ci ha aiutato ad aprire e conoscere meglio il mercato brasiliano, che per noi è strategico, poiché è l’economia di gran lunga più grande in America Latina. In Brasile, dopo questa fase di esplorazione del mercato, stiamo già parlando con dei potenziali target di acquisizione.
Poi più recentemente in Europa abbiamo esplorato paesi di lingua tedesca, e continuiamo ad investigare, perché ci piacerebbe presto avere una presenza in un mercato di lingua tedesca. La lingua delimita molto il mercato, perché quando produci uno strumento psicometrico, soprattutto se verbale, quello strumento può essere adattato ed utilizzato in altri paesi della stessa lingua. Considerando che in Europa i potenziali utilizzatori di lingua tedesca sono circa 100 milioni, distribuiti in tre paesi che hanno una capacità di spesa importante, questo è un mercato di grande potenziale per noi. Stiamo continuando ogni giorno ad esplorare nuovi mercati e a vagliare nuove opportunità.
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